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La casa di Peschi 4 è una manifestazione promossa dal Liceo Artistico “G. Cantalamessa” di Macerata, presso cui Umberto Peschi ha insegnato per molti anni.
Sabato 23 febbraio 2013 è stata istallata presso la sede del Liceo Artistico, in via Cioci 2, una scultura lignea dedicata all'Artista, alla presenza del sindaco Romano Carancini, della dirigente scolastica Mirella Paglialunga e di altre autorità. La scultura, frutto del lavoro dei ragazzi della 5C della sezione di architettura e arredo (in particolare Elisa Cacciapuoti, Alessandra Espinoza, Matteo Forti, Elisa Francia, Giovanna Riefolo, Laura Rosini) guidati dai professori Anacleto Sbaffi ed Ermenegildo Pannocchia, è della serie "Il Tarlo" ed è stata realizzata in legno di abete; misura cm 40 x 40 x 400.
La presentazione si è svolta con l’intervento del Sindaco, della Dirigente scolastica e del critico d’arte Lucio Del Gobbo, alla presenza di numerosi studenti ed ex insegnanti della scuola.
Sono seguiti la mostra didattica a cura della classe e il taglio del nastro da parte del Sindaco.
L’Istituto d’Arte di Macerata sta vivendo in questo anno scolastico un periodo particolarmente interessante. La scuola, che nel tempo ha assunto vari nomi con diverse caratterizzazioni di indirizzo, partendo scuola professionale di arti e mestieri è andata via via qualificandosi in senso più artistico e creativo. Oggi è Liceo Artistico. Anche a seguito di questa evoluzione si è avvertita da parte della Direzione e del Corpo insegnante, l’esigenza di rivisitarne la storia per definire un’identità e per indicare anche agli studenti che oggi frequentano quale ne sia stata la continuità. Ciò si è cercato di fare avendo in memoria i nessi qualificanti di essa, sia riguardo ai periodi sia riguardo alle personalità che ne hanno caratterizzato l’insegnamento. Tra i riferimenti “alti” troviamo il nome di un artista di cui si sta celebrando il centenario della nascita e contemporaneamente il ventennale della scomparsa: Umberto Peschi. Artista ben rappresentativo dell’arte marchigiana, che si è sempre distinto anche per la sua modernità.
Quali le iniziative messe in programma in sua memoria? Alcune mostre relative al presente con lavori degli allievi di oggi, e una di artisti che hanno frequentato la Scuola a vario titolo in passato, sia da insegnanti che da studenti. Infine alcune realizzazioni di progetti ispirati all’opera di Peschi, per inciso un’opera di cui restano numerosi attestati nella scuola e nelle sue architetture sia interne che esterne. Tra queste, l’ingrandimento di una sua scultura in dimensioni monumentali che verrà posta nel recinto scolastico e lo sviluppo grafico di altre sue opere virtualmente trasformate in architetture inserite in contesti urbani (di questo secondo studio grafico si avrà occasione di parlare in seguito, forse ne uscirà una pubblicazione a stampa).
È sempre stato un sogno di Peschi vedere realizzate le sue opere in dimensioni monumentali, pensarle a contatto con la gente: un suo modo di partecipazione civile alla vita comunitaria. Tra gli anni ’60 e ’70 egli ricercava sul concetto di modulo. Realizzava le sue opere partendo da un modulo base, che reiterato ed assemblato in vario modo, formava scultura (un’unica forma è una lettera che può diventare parola e persino racconto!). Perveniva in tal modo a forme originali, come quella che oggi gli allievi del Liceo Artistico hanno realizzato. Non limitandosi al solo fatto strutturale o estetico, ma indagando anche secondo una logica espressiva oltre che concettuale. Forme alludenti a una crescita in elevazione, dunque a un’idea positiva di costruzione, e tuttavia minacciate da episodi disfattivi, di demolizione o consunzione. È la poetica del tarlo, su cui Peschi ha tanto insistito, a rappresentazione di una società che per un verso costruisce e che per un altro verso non sa sottrarsi alla tentazione di distruggere e demolire. Il lavorio del piccolo insetto, con cui egli, essendo scultore del legno doveva combattere, esemplificava nel suo immaginario tale dramma esistenziale.
Anche la scultura oggi realizzata esprime un’idea di crescita. In questo caso si è trasformato il modello originale rendendolo mobile, disponibile in vario modo grazie a un’anima in acciaio che lo sostiene. Poteva esserci miglior modo per ricordare lo scultore maceratese e per far sì che il suo insegnamento si trasmettesse a future generazioni di artisti?
Lucio Del Gobbo
da Nuovo Chienti e Potenza, n. 6 del 20 febbraio 2013