Umberto Peschi: 1926-1945 - Associazione Peschi

Vai ai contenuti

Menu principale:

Umberto Peschi: 1926-1945

Umberto Peschi


PERIODO SCOLASTICO ED ESPERIENZE DI “BOTTEGA”;
PRIMI ORIENTAMENTI ARTISTICI (1926-1935);
PRIME MOSTRE E MILITANZA FUTURISTA IN SENO AL
GRUPPO “BOCCIONI” (1936-1945).

Umberto Peschi nasce a Macerata il 2 luglio del 1912, da Luciano, artigiano calzolaio, e da Pasqualina Micozzi. Dopo la scuola d’obbligo si iscrive alla Regia Scuola Professionale di Tirocinio di Macerata, nella Sezione Legno, conseguendo il diploma nell’anno scolastico 1926-1927.
Dopo aver seguito un corso di perfezionamento per la lavorazione del legno, prende a frequentare gli studi di vari artisti maceratesi ed in particolare quello dello scultore Giuseppe De Angelis, del quale condivide le idee politiche, ispirate a un socialismo umanitario, ma non l’atteggiamento artistico orientato verso un verismo tardo ottocentesco.
Al gesso e alla creta, materiali normalmente usati da questo suo maestro, Peschi preferisce il legno nella lavorazione del quale ha acquisito notevole dimestichezza. Un cronista locale definisce le prime sue opere, tra il 1930 e il 1935, “squisite” per tecnica e di un “vigoroso verismo”, ma di esse è restata poca traccia.
Il giovane guarda agli artisti di Novecento e di Valori Plastici e con attenzione particolare a Medardo Rosso e ad Arturo Martini. Il suo interesse si rivolge a quell'arte nuova che in Europa si sviluppa in un periodo caratterizzato dalla crisi della realtà e dei principi filosofici, verificatasi dopo i tragici eventi della prima guerra mondiale. In campo figurativo si manifestano aspirazioni avanguardistiche rivolte soprattutto al linguaggio. Ne sono espressione movimenti e tendenze come l'Astrattismo, il Surrealismo, il Dadaismo e l'Espressionismo.
La situazione artistica e culturale più prossima a Peschi, e che nelle Marche domina dagli anni dieci agli anni quaranta, è tuttavia ancorata a un verismo ottocentesco di impostazione positivistica, che si
esprime o in toni intimistici, o post romantici. Una temperie culturale che, seppure con alcune eccezioni, si mantiene ad un livello provinciale e passatista.
L'unico evento artistico di rilievo, che era servito a muovere le acque nella provincia maceratese e in regione, era stata la prima Esposizione Futurista, organizzata nel 1922 da Ivo Pannaggi, personaggio eclettico e originale, maceratese ma gravitante nell'ambiente culturale romano, le cui indagini seguono le istanze del secondo Futurismo e le più avanzate ricerche europee quali De Stiyl e Costruttivismo. È grazie a lui che a Macerata “transitano” opere dei personaggi più qualificati dell’avanguardia futurista quali Balla, Depero, Paladini, Prampolini, Sironi, e persino Boccioni (foto dell’esposizione). L'Esposizione Futurista, seguita con curiosità mista a polemiche e discussioni, ha un effetto dirompente ma limitato a pochi ambienti, rispetto alla geografia culturale della regione. Solo alcuni giovani, attraverso la documentazione rimasta, la considerano un riferimento stimolante a cui ispirarsi. Più tardi Peschi racconterà che nonostante nel 1922 avesse solo dieci anni, era  rimasto “colpito e affascinato dall'impeto di quelle opere, cariche di forza e dinamismo nelle forme e nei colori”. E più tardi, nel 1929, a soli 17 anni, lo troviamo infatti con Bruno Tano e Sante Monachesi tra gli aderenti al "Manifesto dell'aeropittura", affascinato dai principi di una trasfigurazione sintetica del reale.
Nel 1932, ispirato al Futurismo, nasce a Macerata un gruppo ad opera di Bruno Tano e Sante Monachesi. Peschi non aderisce subito, frenato anche da necessità economiche che lo inducono a praticare lavori
di artigianato d’intaglio presso alcuni mobilieri locali. Passano cinque anni durante i quali acquisisce, anche in conseguenza di una notevole esperienza nella lavorazione del legno, una discreta sensibilità
all’estetica e ai valori della forma.
Ma allo scoppio della guerra di Etiopia, attratto dalla propaganda fascista inneggiante alla guerra e alle conquiste coloniali, si arruola e parte per l’Africa dove rimane per due anni (1935-1936). Fissa le memorie di questa esperienza nel “Diario di un legionario maceratese”, restato inedito (Peschi in Etiopia foto1, foto 2). L’esperienza drammatica e dolorosa del conflitto gli fa assaporare la disperazione e la paura; al cospetto della morte di tanti giovani medita sul valore della vita e sulla nefandezza della guerra. Quando torna, nel 1936, non è più lo stesso. È ormai disilluso riguardo all’Eldorado sognato alla partenza.
Le opere a cui porrà mano al rientro riecheggeranno, tuttavia, la retorica del periodo.
Prende a lavorare nella soffitta della paterna, ma sorgono presto dissapori con il padre che non ne condivide la vocazione artistica ed in particolare l’adesione al Futurismo. Macerata non offre un ambiente ideale per il consolidamento della sua vocazione, tanto più che diversi suoi amici, e Monachesi stesso, si sono trasferiti nel frattempo a Roma, alla ricerca di altri stimoli. A soli due mesi dal rientro dall’Africa Peschi si decide ed accoglie l’invito di Bruno Tano ad entrare nel Gruppo Boccioni; conseguentemente si trasferisce a Roma con lo stesso Tano e con Sante Monachesi. È armato di tanto coraggio, anche se non dispone di denaro sufficiente neppure per il viaggio.
Egli stesso racconterà che dovette percorrere gli ultimi trenta chilometri interamente a piedi arrivando al centro di Roma sfinito e affamato. Ma la sorte gli è amica poiché subito trova la comprensione di una donna che gli dà in affitto una stanza ben sapendo che non avrebbe avuto di che pagarla. Inizia un periodo di grandi sacrifici. Per sopravvivere i tre giovani si adattano a qualsiasi mestiere e, nonostante
le difficoltà riescono ad aprire uno studio in via delle Colonnette. Il giovane Peschi assapora la sensazione d’essere finalmente un artista.

* * *

Trovarsi nella capitale gli è di stimolo anche sotto un profilo di creatività.
Tra il 1936 e il principio del 1938 realizza numerose sculture aeroplastiche, tra cui versioni varie di soggetti riferiti al Fascismo e bassorilievi polimaterici. Negli stessi anni si dedica alle caricature sintetiche (Rif. Op. d25; d26; d124), già care a lvo Pannaggi che, incoraggiato da Bragaglia, di questo genere aveva fatto negli anni venti un simpatico strumento di indagine e di illustrazione. Vivace si prospetta anche l’attività espositiva. Tano, Monachesi e Peschi vengono subito inseriti in una collettiva presso la Galleria d’arte “Bragaglia Fuoricommercio”. Peschi espone tre bassorilievi in legno (Il duce (Rif. Op. s175), F. T. Marinetti (Rif. Op. s20) e Alì (Rif. Op. s91)) nello stile delle ricerche "aeropittoriche trasfiguratrici, liriche, spaziali" praticate, oltre che da Tano e Monachesi, da Gerardo Dottori, Alessandro Bruschetti, Renato di Bosso, Benedetta ed altri. Applicare in scultura i principi costitutivi dell'arte futurista, quali la simultaneità, la compenetrazione dei piani e delle linee di forza, il dinamismo, la sintesi, comportava maggiori difficoltà che in pittura. Peschi le risolve ricorrendo a una semplicità d’impianto e ad effetti materici e luministici "tenui", attraverso un modellato levigato nelle superfici e di  non forte rilievo. Nascono così sculture caratterizzate da un vago gusto pittorico.
Il soggiorno romano, seppur breve, inciderà fortemente anche nelle esperienze future di Peschi; la possibilità di entrare a contatto con un ambiente culturale vivace, di confrontarsi e verificare il proprio operato, viene considerata dall’artista opportunità preziosa e irripetibile: vi ripenserà spesso e con malcelata nostalgia. "La grande città", dirà più tardi, "ti matura in un modo che in provincia non è neanche immaginabile". In effetti i tre giovani artisti avvicinano a Roma gli autori più qualificati del Futurismo, da Balla a Depero, da Tato a Marinetti e Prampolini, accomunati tutti dalla stessa ansia creativa, estringono con essi rapporti di collaborazione e amicizia. Ma all’inizio del 1938, pur mantenendo sempre stretti i contatti con la capitale, troviamo Peschi nuovamente a Macerata a lavorare con Tano e Monachesi in uno studio in via Crispi n° 111. In città c’è un risveglio d’interesse per l’arte, dimostrato anche da una vivace attività espositiva. In gennaio, quando il periodico "Azione fascista" (foto testata) della Federazione provinciale di Macerata decide di organizzare la mostra d'arte “Sotto i trenta”, Peschi partecipa assieme a un gruppo di diciotto artisti presentando tre opere: una testa in tutto tondo Moretto, eseguita alcuni anni prima, un bellissimo bassorilievo in legno di noce, rame, acciaio e vetro Il futurista
Monachesi (Rif. Op. s1) ed un intarsio in linoleum Sintesi del dopolavorista (Rif. Op d310), ispirato a un lavoro realizzato con Monachesi e Tano. La mostra viene visitata da Marinetti, il quale si complimenta
con tutti i partecipanti ed in particolare con gli artisti del Gruppo Boccioni. La circostanza è di stimolo a Peschi per nuovi coinvolgimenti, come un concorso di selezione organizzato presso l'Università degli Studi di Macerata dal G.U.F. locale, una rassegna siciliana a cui partecipa con Tano e Monachesi, la “VI Mostra lnterprovinciale del Sindacato di Belle Arti delle Marche”, una collettiva regionale organizzata in Ancona, la cui giuria è presieduta dallo scultore Vittorio Morelli e composta da Sandro Gallucci, Umberto Polenti, Ezio Ceccarelli e Giorgio Spinaci.
Nell'agosto del 1938, indetta dal Gruppo Boccioni, prende il via a Macerata un’altra importante manifestazione itinerante che in breve polarizza l'attenzione del pubblico e della stampa coinvolgendo vari
centri della regione. A tale “Mostra Nazionale di Aeropittura Futurista”, prendono parte, tra gli altri, Gerardo Dottori, Renato Di Bosso, Corrado Forlin, Giovanni Korompay, ltalo Fasullo, Leandra Angelucci e Magda Falchetto. Naturalmente è presente al completo anche il gruppo organizzatore, capeggiato da Bruno Tano e Sante Monachesi, con Rolando Bravi, Chesimò, Raniero Fulvio Mariani, Lamberto Massetani, Vincenzo Montanari e l'anconetano Enzo Pandolfi. Peschi vi partecipa con tre sculture aeroplastiche realizzate in bassorilievo: ancora Il futurista Monachesi, Il duce e una versione di Testa di F.T. Marinetti. È l'unico aeroscultore ad esporre. Nel novembre dello stesso anno Bruno Tano, Sante Monachesi e Umberto Peschi vengono invitati alla “III Quadriennale d'Arte di Roma”. Lo scultore decide di presentare Ritratto imperiale del Duce e Ritratto aereo di F. T. Marinetti, rilievi applicati su supporto in legno.
All'apertura della rassegna romana, nel marzo del ’39, Marinetti riferendosi alle opere di Peschi le definisce "potenti e suggestive". Intanto, in gennaio, Corrado Forlin aveva organizzato a Cagliari una “Mostra Nazionale di Aeropittura”, alla quale erano stati invitati numerosi pittori e scultori futuristi, tra i quali Enrico Prampolini,  Tato, Nicolay Diulgheroff, Gerardo Dottori, Tullio Crali, Magda Falchetto, Giovanni Korompay, Sante Monachesi e Umberto Peschi.
Quest'ultimo presentava ancora un’edizione della Testa di F.T. Marinetti, diversa da quella esposta alla Quadriennale romana, e il rilievo polimaterico Il futurista Monachesi. Le due opere non erano sfuggite all’attenzione dei critici d’arte cagliaritani il cui elogio fu così valorizzante che le opere non tornarono più indietro, né ci fu tempo di ricercarle.
Nello stesso periodo Peschi viene richiamato alle armi e destinato a una compagnia del Genio Mascheratori di stanza a Temi. Un successo ancora più grande lo ottiene partecipando alla “XXII Biennale
d'Arte di Venezia” nel 1940, ove presenta due opere appena realizzate: Potenza simultanea del Duce (Rif. Op. s76), particolarmente elogiata da Marinetti per la brillante concezione organizzativa, tutta futurista, e Aeroritratto d'aviatore (Rif. Op. s2), scultura in legno di notevole suggestione e qualità artistica che alcuni decenni più tardi verrà addirittura utilizzata da Pier Paolo Pasolini in una scena del film "Salò". Di questo periodo sono anche le opere: Oasi di Pace (Rif. Op. s3), Tuffarsi (Rif. Op. s4), Moglie d'aviatore (Rif. Op. s341), Sensibilità d'aviatore (Rif. Op. s340; s67). Marinetti inserisce d'ufficio il suo nome nella stesura del proprio “Manifesto dell'Aeropittura e dell'Aeropoesia di guerra”. Anzi, si premura di recarsi a Macerata per inaugurare il 26 maggio 1942 la “Mostra dei Fotoplastici di Guerra”, organizzata dai suoi amici marchigiani. In quell'occasione elogia ancora una volta il lavoro artistico dei futuristi maceratesi, soffermandosi in particolare sulla qualità della produzione pittorica di Bruno Tano, già degente gravissimo in ospedale, di cui l’esposizione ospita una personale, e di quella plastica di Umberto Peschi, tornato per l'occasione in licenza e presente con due opere: una delle tante edizioni della Testa di F. T. Marinetti e Il Paracadutista (Rif. Op. s77). Marinetti scriverà: "con gioia ho detto alla grande folla che gremiva il salone la mia ammirazione per l'ingegno poderoso aeroscultorico dell'artista".
Purtroppo la morte di Bruno Tano sopraggiunge di lì a poco, il 23 luglio 1942, dopo lunghe sofferenze all’età di 29 anni. Era destino, tuttavia, che Tano e Peschi esponessero ancora una volta insieme. Ben ventidue disegni dell'amico scomparso, alla “XXIII Biennale di Venezia”, su di un'unica parete affiancano due bassorilievi del nostro scultore: Oasi di pace (Rif. Op. s3) e Paracadutista.
Malgrado la guerra in atto, e la perdita dell’amico, che lo segna profondamente, Peschi prosegue la propria attività artistica, seguendo gli ultimi consigli di questi. Decide così di presentarsi con un buon numero di opere, tra cui sei sculture, alla “Mostra d'arte provinciale di Macerata”, insieme al fratello Alberto e a Wladimiro Tulli. L'anno successivo la IV edizione della “Quadriennale di Roma” registra nuovamente una folta rappresentanza futurista. Umberto Peschi presenta tre sculture: Ali, Sensualità d'aviatore ed Estetica della Macchina (Rif. Op. s116). Marinetti, straordinario animatore della rassegna, nella prefazione al catalogo elogia “la lotta” degli aerofuturisti contro i “naturamortisti”; tra gli altri, ancora una volta menziona Umberto Peschi e sottolinea la carica innovatrice del Futurismo, che tuttavia è ormai al crepuscolo. In realtà le opere di Peschi presenti alle varie edizioni della Biennale e della Quadriennale più che ad inutili celebrazioni sembrano volte al rinnovamento dell’espressione plastica, con particolare attenzione agli aspetti dinamici e compositivi delle forme. E la sua adesione alle Rassegne di Aeropitture di guerra sembra già defilata rispetto a quella di altri suoi colleghi di corrente.
Poi nel 1944 colpisce il Movimento la perdita di colui che ne era stato il grande animatore: muore F. T. Marinetti. Le difficoltà dei collegamenti ferroviari e postali, le distruzioni belliche in atto, gli stessi problemi di sostentamento, ormai gravissimi a causa della guerra, determinano la paralisi di ogni attività culturale ed artistica: quella di Peschi non fa eccezione.
Si chiude così, mestamente e nel dramma, la parabola del Futurismo.
(continua)

Lucio del Gobbo

 
    Associazione culturale "Alberto e Umberto Peschi" per le Arti Visive  - 62100 Macerata, via G.Verdi 10A;  email:  associazionepeschi@virgilio.it
Torna ai contenuti | Torna al menu