Umberto Peschi: 1952-1961 - Associazione Peschi

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Umberto Peschi: 1952-1961

Umberto Peschi

SCELTA ASTRATTA
PARTECIPAZIONE ALL’ ART CLUB INTERNAZIONALE


Da questo periodo Peschi abbandona definitivamente ogni istanza figurativa per dedicarsi interamente a una ricerca astratta che si rivelerà stimolante e ricca di invenzioni. Il suo amico Enrico Prampolini, che ne aveva seguito con interesse il lavoro, lo invita premurosamente a partecipare alle esposizioni dell'Art Club. Questo è un’associazione a carattere internazionale che ha avuto come primo presidente  Picasso. Fatta conoscere a Roma nel 1945, su iniziativa del pittore polacco Josef Jarema, trova in Enrico Prampolini, delegato per l’Italia, un elemento di notevole propulsione. Scopo del sodalizio è quello di creare situazioni di confronto tra artisti di varie nazionalità  e di accrescere l’interesse per l’arte.
Alla mostra "Arte Astratta italiana e francese", organizzata appunto dall'Art Club al Museo Nazionale d'Arte Moderna nel 1953, Peschi dimostra dl inserirsi perfettamente nel clima del sodalizio praticando un linguaggio duttile, rispondente «ai più svariati bisogni» (Rif. Op. S 11; S 12; S 14; S 75; S 194; S 195; S 199; S 44; S 186; S 187; S 189). L'esposizione è una delle più interessanti e ricche del periodo; vi partecipano i più grandi artisti italiani e stranieri, come: Burri, Vedova, Colla, Consagra, Prampolini, Munari, Arp, Vasarely, Poliakoff, tanto per citarne alcuni.
Nel marzo 1954, l'Art Club organizza presso la Pinacoteca Comunale di Macerata una “Mostra Nazionale d'Arte Astratta”; Peschi è presente con tre sculture senza titolo, sempre realizzate in legno. L’opera I giocatori di palla a volo (Rif. Op. S 13), esposta alla “Mostra Nazionale d’arte non oggettiva”, allestita a Firenze dalla Galleria Numero conferma l’abbandono dei precedenti indirizzi, appena accennando alla figura con un intrico di linee che esprimono soprattutto dinamicità. Analoga tipologia presenta la scultura esposta a Monterinaldi di Firenze, in occasione della “Mostra Internazionale all'aperto di arti plastiche”. In precedenza, nel luglio, alla “I Mostra Nazionale d'Arte” alla Fiera della Pesca in Ancona, l’artista aveva presentato il legno Sculture marine (Rif. Op. S 14), riprodotto anche nel catalogo. La relazione tra forme e spazio è suggestiva, sostenuta  da un’assoluta sicurezza d’impianto e straordinario senso plastico.  
Nel gennaio 1955 Peschi è presente a Roma alla “Mostra Internazionale d'Arte Contemporanea” organizzata in occasione della “VI campagna UNICEF” con // giovane pastore, una elaborazione plastica di chiara impronta avanguardista. Successivamente è presente in due tempi, nel maggio e nel dicembre, con alcune sculture alla Galleria Numero di Firenze (Rif. Op. S 75), mentre in ottobre, alla Rocca Paolina di Perugia, in occasione della “VI  Mostra Regionale”, invia Giocatori di palla a volo e Figure sedute, ritenute dalla critica «rimarchevoli astrazioni lignee». In quell'anno, prende parte anche alla VII edizione della Quadriennale romana, dove espone Palla a volo n. 2 (Rif. Op. S 15), un legno ancor più movimentato rispetto alla prima versione dello stesso soggetto. La sua partecipazione nel luglio alla “II Mostra Nazionale d'Arte di Ancona”, nella quale presenta Ritmi ed elementi di mare, conferma tale  indirizzo. Prampolini, da Capri, gli scrive per sollecitarlo a organizzare «qualche importante personale a Roma, Milano, Venezia», dichiarando di apprezzare «moltissimo» le sue sculture e rilevando nel suo lavoro «veri progressi». Al Palazzo degli Anziani, in Ancona, nel luglio, invia tre sculture (Pallacanestro n. 1, Pallacanestro n. 2 e Figure sedute) che costituiscono una singolare fusione di libertà e rigore, e che nella sintesi tra figurazione e dinamismo lasciano avvertire straordinarie possibilità di sviluppo.
Il 1957 inizia per Peschi con una mostra antologica alla Brigata Amici dell'Arte di Macerata insieme a Wladimiro Tulli. Vi espone una serie di opere realizzate  in un arco di venti anni «nel ricordo di Scipione, Tano e Prampolini». È una prova generale per la successiva esposizione alla Galleria del Cavallino di Venezia, organizzata da Carlo Cardazzo, per la quale Osvaldo Licini redige una breve testimonianza, dove afferma di seguire i due artisti «con molta simpatia» e di considerarli «tra i più interessanti astrattisti italiani» del momento. Il successo di critica e di pubblico li incoraggia ad un crescente impegno. Umberto Peschi, abbandonato ormai ogni dubbio sulla sostanza della propria ricerca astratta, realizza costruzioni soffuse di un lirismo ricco di contenuti, che si sviluppano attraverso invenzioni personalissime, equilibrate e piene di gusto. Nasce nelle sue opere «una complessa dialettica delle forme», capace di regolare «il ritmo delle sculture astratte» mediante «la ricerca degli spazi interni e degli imprevisti» che emergono «con il traforo della materia plastica» (Rif. Op. S 75; S 78). Questo primo contatto con Carlo Cardazzo, avrà un seguito per tutti gli anni sessanta. Nel marzo Peschi invia alla “Rassegna Grafica internazionale contemporanea” di Ascoli Piceno un disegno, Organismi, che riscuote vivi consensi. Nel settembre, spedisce al “Premio Internazionale «Città di Carrara»” tre sculture: Ricordi antichi n. 1, Ricordi antichi n. 2 e I saluti (Rif. Op. S 17; S 18; S 119). In agosto partecipa a Firenze a una collettiva alla Galleria Numero, nella quale espongono anche Carmi, Hollesch, Nigro e Tulli. Al Premio Marche in Ancona invia due sculture Ricordo degli avi n. 1 e Ricordo degli avi n. 2 (Rif. Op. S 231; S 232; S 233; S 237). In dicembre, prende parte alla “II Mostra di pittura”, organizzata dall'U.D.I., presso il circolo culturale «Tommasi», nella stessa città, un’esposizione importante che vede presenti, tra gli altri, lavori di Carla Accardi, di Corrado Cagli, di Renato Guttuso, di Carlo Levi, di Tono Zancanaro. Il 1958 si conclude con una ennesima collettiva, a Firenze, allestita nella Galleria Numero, alla quale partecipano anche Roberto Aricò, Eugenio Carmi, Stuart Church, Alfonso Frasnedi, David Gould, Marcello Guasti, Gualtiero Nativi, Frank Perry, Wladirniro Tulli, Dusan Vasic ed altri.
Peschi riesce a trarre dai suoi legni quasi un'esaltazione della razionalità, nell’utopistico desiderio di giungere a una costruzione ideale. Prampolini nota però un'eccessiva «compiutezza», tanto da consigliargli «di variare gli elementi e di inventarli in un ordine meno ornamentale». Altra indicazione dell'amico modenese riguarda i presunti “ritmi liberty”, «che potevano rivelarsi come motivi di dolce smemoramento, occasione per aspirare più al bello che al contenuto».
Le esposizioni alle quali lo scultore decide di partecipare nell’anno successivo sono esclusivamente collettive. A Firenze espone nella Galleria Numero, alla rassegna “45 artisti astratti”; a Zurigo, nella Beno Galerie per una mostra scambio; a Parigi, nella Gálerie l'Antipoète, e a un’altra mostra scambio a Napoli, nella Galleria S. Carlo, con il Set di Numero. Al Premio Marche, a Palazzo degli Anziani, Peschi presenta soltanto disegni della serie Costruzioni di città. Mario De Micheli nel suo volume «Scultura italiana del dopoguerra», ne traccia una rapida biografia che puntualizza i maggiori presupposti del suo discorso plastico. Le forme si disgregavano ulteriormente, la sintesi diviene motivo centrale rispetto alla serie di indagini precedenti e l'ingresso perentorio delle linee rette evoca nuovi ritmi spaziali e nuove soluzioni organiche. La volontà di rompere con i motivi plastici tradizionali sembra trasmettersi anche ai disegni.
Il 1959 è caratterizzato dalle violentissime polemiche per la gestione della Quadriennale di Roma. Peschi, insieme a Fazzini, Afro, Corpora, Santomaso, Mastroianni, Burri, Vedova, Consagra, Turcato, Monachesi, Scordia, Dorazio, Fontana, Arnaldo e Giò Pomodoro, Colla, Rotella, Sartoris, Tulli ed altri contesta le direttive e le scelte della Commissione per gli inviti a quella manifestazione, che rischia, come tutti insieme scrivono in una lettera aperta, di creare «un panorama falso e grottesco della realtà vivente della cultura e dell'arte contemporanea in Italia e nel mondo». Persino il presidente della Commissione, il pittore Virgilio Guidi, stando alle cronache dell'epoca, rende un’esplicita dichiarazione di «solidarietà ai ribelli» e annuncia nello stesso tempo «la sua volontà di dimettersi» dalla carica non condividendo l'impostazione generale, adottata dalla segreteria. Peschi, coerente con i principi chiariti nella lettera, decide di non prendere più parte, da quell'anno in poi, ad alcuna edizione della Quadriennale, convinto della necessità di una diversa impostazione programmatica, amministrativa e culturale dell'Ente.
A Roma, aveva, tuttavia, esposto nel marzo e nell'aprile precedenti in una mostra di pittori romani e marchigiani, organizzata dal Centro per la valorizzazione delle Marche al Palazzo Salvago-Raggi. In quella rassegna erano presenti, tra gli altri, gli artisti romani Ugo Attardi, Giorgio De Chirico, Renato Guttuso, Mino Maccari, Mario Mafai, Giovanni Omiccioli, Fausto Pirandello, Domenico Purificato, Giovanni Stradone, Renzo Vespignani, e, tra i marchigiani, Luigi Bartolini, Giorgio Bompadre, Renato Bruscaglia, Corrado Cagli, Leonardo Castellani, Arnoldo Ciarrocchi, Pericle Fazzini, Edgardo Mannucci, Sante Monachesi, Walter Piacesi, Enrico Ricci, Orfeo Tamburi, Valeriano Trubbiani, Giuseppe Uncini. Peschi aveva esposto un legno molto significativo realizzato pochi mesi prima: La Regina.  Nel maggio aveva, invece, partecipato a un'altra mostra collettiva, organizzata dalla Brigata Amici dell'Arte di Macerata, dove erano anche presenti Alfonso Frasnedi, Stuart Church, Titti Albenzio, Adelmo Mari-Belli, Nikos, Tulli ed altri.
In settembre, in coerenza con le polemiche accennate sopra, espone propri lavori in una collettiva fiorentina e alla “IX Mostra de valores plàsticos actuales”, a Malaga. Le sue partecipazioni in Spagna continuano in novembre e dicembre. L’anno si chiude con la Mostra di Natale, allestita dalla Galleria Numero e a Macerata con la “Rassegna Pittori d'Oggi” alla Brigata Amici dell'Arte.
Nel Marzo 1960 alla Rose Marie Gallery di Taipei, nell'isola di Formosa, l'artista presenta alcuni suoi lavori, e nell'aprile, sempre in una collettiva, espone alla galleria Prisma di Milano. Ad un'altra rassegna, organizzata a Genova dalla Società di Cultura, invia una scultura senza titolo in legno di ciliegio di notevole interesse plastico con rapporti di masse scanditi dalla fiammatura delle superfici. A Firenze, dall'aprile al maggio, partecipa alla “260.a Mostra della Galleria Numero” e nel giugno alla “Mostra Internazionale dell'Arte Astratta”, al Palazzo Pretorio di Prato. Al Premio Marche, in luglio, in Ancona, con la sua Costruzione n. 18, Peschi risulta vincitore di un premio attribuitogli per “la particolare poesia della sua opera, resa evidente dall'andamento della struttura, dalla sicurezza compositiva coniugata a una perfetta tecnica di esecuzione”.
La sperimentazione di nuove prospettive scultoree appariva a Peschi opportuna per evitare l'arenarsi della ricerca in soluzioni dogmatiche e per giungere a un ordine geometrico rispondente alle esigenze intellettuali non solo personali, ma della generalità.
Alla Galleria «Il Traghetto» di Venezia Peschi invia una scultura complessa, «geometricamente chiusa, a profondi intagli, come un avorio orientale», espressione di «una nuova realtà naturale, ricreata dalla macerazione della materia», ricostruita e schematizzata «secondo gli stilemi dettati da un nuovo canone razionale». Tra l'agosto e il settembre, lo scultore espone nuovamente a Firenze alla mostra “46 artisti astratti”, e sue opere vengono  presentate a Roma, alla Galleria Numero, in Piazza di Spagna. In settembre, partecipa alla rassegna “Art Abstrait Italíen Contemporain” di Ostenda, dove invia tre lavori recenti, semplicemente intitolati Sculture, che, guarda caso, ottengono un vivo successo di pubblico e di critica.
Nel 1961, l'artista decide di presentare, nell'ambito di una propria personale alla Galleria Numero di Firenze, i Ricordi medioevali, una serie di sculture in legno, dove è ancora possibile intravedere il suo oscillare tra cultura e poesia e l'emergere di fantasmi mnemonici dall'inconscio. Alla fine di giugno, partecipa, a Corridonia, al Premio Nazionale di Pittura e di Scultura «Luigi Lanzi» con tre sculture in ferro, senza titolo, una delle quali viene premiata (Rif. Op. S 369). Le sculture metalliche rappresentano certamente un momento singolare della ricerca di Peschi, perché chiariscono la natura vitalistica e dinamica del modellato evidenziando un aspetto non secondario, quello della sperimentazione di nuove tecniche e di nuovi materiali (Rif. Op. S 134). In luglio decide di essere presente al Premio Marche, e nel settembre partecipa, a Pistoia, alla Mostra Internazionale d'Arte Astratta. Conclude l'anno a Firenze, prendendo parte, alla Galleria Numero, alla consueta Mostra del Piccolo Formato.
continua

Lucio Del Gobbo


 
    Associazione culturale "Alberto e Umberto Peschi" per le Arti Visive  - 62100 Macerata, via G.Verdi 10A;  email:  associazionepeschi@virgilio.it
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