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L 'astrattismo costruttivo di Umberto Peschi
Si è già visto come nell'immediato dopoguera fossero presenti nel contesto storico e culturale dell'arte italiana stimoli a un ricambio investigativo, coagulatisi in un proliferare di gruppi e associazioni. L'acceso dibattito, originato dalla vivezza delle idee e dall'irrequietezza dei protagonisti, sensibilizza e coinvolge l'opinione pubblica, o almeno di quanti sono interessati ai problemi del momento, tramite il largo raggio dell'informazione dei giornali e dei documentari cinematografici e il peculiare ed elitario ruolo svolto da artisti e critici attraverso le gallerie private che nascono numerose e combattive nel sostenere i diversi punti di vista. L'Art Club, sorto a Roma nel 1945, su iniziativa del pittore polacco Josef Jarema, ma di cui Enrico Prampolini è il vero elemento propulsore, è un sodalizio artistico a carattere internazionale che si assume il duplice e importante compito di riunire gli elementi più attivi che operano nel campo delle arti figurative, sia in ambito romano che nazionale, e di creare, per essi e intorno ad essi, un proficuo scambio di idee, a livello culturale e informativo, con i più accreditati gruppi di tendenza in campo planetario. Questa mutua attività dialettica con I 'estero avviene tramite la promozione di mostre e dibattiti sull'arte contemporanea a cui sono interessati artisti della generazione matura e di mezzo, allo stesso modo delle giovani leve, sempre desiderose di novità e volte a un linguaggio aggiornato. E ovvio capire come si tratti di un ambiente che può facilmente, almeno nel suo periodo di crescita, essere tacciato di trasformismo nella sua corsa alla modernità, perché varie tendenze confluiscono alI 'interno di esso: dall''espressionismo e dall'arte del Novecento, presenti nelle mostre dei primissimi anni, fino ad orientamenti sempre più decisi verso I 'arte astratta, specie dal momento in cui Prampolini assume la presidenza dell'associazione. Sintomatico è il fatto che il gruppo Forma, di cui fanno parte Accardi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, Sanfilippo e Turcato, che pubblica, nel 1947 , sulla rivista omonima il proprio manifesto e che si trova su posizioni di transizione dal neocubismo all'astrattismo, esponga per la prima volta a Roma, alla fine dello stesso anno, proprio all'Art Club, presentato da Emilio Villa. Altro importante avvenimento da segnalare è la sempre maggiore disponibilità della Galleria Nazionale d' Arte Moderna di organizzare, a partire dal 1945 , esposi- zioni d'arte contemporanea, soprattutto per iniziativa di Palma Bucarelli che ne assume la direzione per un trentennio. Nel 1951 e ne11953, la Galleria nazionale accoglie nella sua sede le due fondamentali mostre "Arte astratta e concreta in Italia" e "Arte astratta italiana e francese" , organizzata dall'Art club, manifestazioni dimostratesi decisive per1e investigazioni culturali perché offrono un panorama preciso delle personalità di punta dell'arte contemporanea italiana ed estera. In questo clima, particolarmente qualificante, prende l'avvio la vicenda astratta di Umberto Peschi! dei cui esordi futuristi si è già ampiamente accennato in un mio recente lavoro 4. E personalmente Enrico Prampolini a introdurlo nell'ambiente romano e a sollecitarne l'adesione a manifestazioni e a dibattiti culturali, la cui incidenza sarà determinante nella successiva evoluzione stilistica dello scultore marchigiano. Infatti, la sua partecipazione, nel 1952, alla 6a Mostra annuale dell'Art Club 5, presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, lo inserisce in un contesto artistico internazionale, attento e sensibile ai problemi dell'arte astratta, che determina in lui la necessità di un confronto, diretto e immediato, con la realtà in movimento delle ricerche europee. Ciò lo induce definitivamente a distaccarsi dalle precedenti impostazioni d' indagine per indirizzare il dinamismo, di matrice futurista che gli era proprio, verso una costruzione articolata e armonica di volumi, sviluppati liberamente nello spazio. Negli anni seguenti è ancora presente in una "Mostra nazionale di arte astratta", organizzata dall'Art Club alla Pinacoteca comunale di Macerata.
La frequentazione prampoliniana e quella di tanti artisti romani, tra cui Michelangelo Conte, influiscono, dunque, profondamente sulla sua poetica, soggetta, nel primo dopoguerra, a una involuzione di natura figurativa senz'altro di maniera, a poco a poco però decantatasi verso una tensione plastica risolta in termini dialettici nei rapporti e nelle correlazioni tra positivo e negativo. Tuttavia, sul finire degli anni quaranta, la sempre maggiore semplificazione delle volumetrie e delle forme lo avevano condotto a impianti strutturati secondo soluzioni sempre meno riferibili al vero e sempre più connesse a situazioni aniconiche. Comunque, la sua presenza nelle due manifestazioni dell' Art Club si rivela interessante e particolarmente vicina e in linea con i discorsi più avanzati del momento, non soltanto correnti in Italia, ma anche in Francia. Le frequenti esposizioni a Firenze, nella Galleria Numero, diretta da Fiamma Vigo, con artisti di tendenza prevalentemente astratta ribadisce questa Sua scelta, anche se in alcune opere della fine degli anni cinquanta si nota ancora un legame con l'espressione figurativa, riscontrabi1e nella piacevolezza dei ritmi curvilinei, in taluni bassorilievi, dove Lo scultore raggiunge effetti virtuosistici nel trattare il legno con finalità prevalentemente pittoriche e ornamentali. Nella sua personale a Vienna, nel 1963, Peschi evidenzia una svolta verso costruzioni plastiche improntate a una maggiore razionalità e al rigore geometrico. Gli anni sessanta rappresentano decisamente un periodo assai fruttuoso per l'arti- sta che partecipa attivamente a numerose esposizioni e viene determinando l'indi- rizzo delle sue ricerche secondo assonanze concretiste. Scultore del legno raramente usa il bronzo oil marmo -Peschi è attento alle infinite possibilità che questo materiale gli offre, pienamente soddisfatto per gli sviluppi atmosferici e pittorici derivabili da esso. In effetti, egli orienta il suo discorso sulla materia, servendosi abilmente di questo medium in modo da ottenerne notevoli effetti plastici e da facilitare la comunicazione con il pubblico grazie alla diretta presa luministica con lo spazio-ambiente. Inoltre, l 'artista attraverso lo scorrere dei piani sonda contemporaneamente i contenuti virtuali, penetrando nella scultura ed esaltandone gli vi che rendono evidenti le sue conflittualità interiori. Il contenuto i associa così al fare plastico, investendo il manufatto artistico di un messaggio morale e filosofico.
A mio avviso, negli anni settanta, in cui maggiormente si avverte la sua assenza dalle mostre, la ricerca si depura dei contenuti emotivi in una solitaria concentrazione e nonostante le opere in legno siano impostate alla tematica del "tarlo", talvolta fuorviante nella sua ripetitività e nella sua allusione a contenuti esistenziali, presto si denota la liberazione da vecchi modelli stilistici per giungere a una costruzione volumetrica equilibrata perfettamente nei calcolati rapporti di pieno e di vuoto. La scultura non è bloccata in una fissa staticità, ma appare suscettibile di infinite variazioni, a cui dà luogo lo sviluppo quasi seriale del modulo, matematico nel suo alternarsi di forme geometriche aperte e chiuse, dove a volte s'inserisce la linea obliqua o spezzata a provocare nuovi effetti e combinazioni. La validità del discorso plastico di Peschi, va ricercata nella spazialità interna della materia e nel riferimento a una realtà ambientale in cui le sculture nelle loro diversificazioni tematiche, nelle loro aperture e incastri che danno adito a infiniti sviluppi, alludono a possibilità spazio-temporali nascoste nella essenza della stessa materia. In questo rapporto, la scultura diviene sempre più concreta e assume una sua decisa vitalità. Peculiare, a questo proposito, è la scansione ritmica ascensionale, costruita su un parallelepipedo per lo più a base quadrata o rettangolare. Solo raramente, infatti, l'artista affronta i problemi modulaci su uno sviluppo orizzontale o su figure solide a base cilindrica, che nella loro finitezza bloccano l'apertura verso l'esterno, attirando, invece l'interesse verso la loro strutturazione interna. Le opere degli ultimi anni si sviluppano su grandi dimensioni, contrariamente alle precedenti, e si segnalano per la complessità delle strutture che senza dimenticare la componente elementare del modulo affrontano un discorso più ricco di significati e di forza rappresentativa. Evidente, nelle sculture degli anni ottanta, è perciò l'acquisizione di una rigorosità di metodo che rende il blocco plastico compatto, severo, privo di compiacenze nei rapporti ortogonali, nei volumi o nell'incastro della linea obliqua che spinge l'attenzione dello spettatore verso due direttive obbligate: l'ambiente esterno e il nucleo interno. Si assiste in conclusione a un continuo rimando di sensazioni che specularmente trapassano dallo spazio più vasto, intorno all'oggetto artistico, al suo aspetto più intimistico e privato. La metafora, più psicologica che reale, appare dichiarativa della volontà di Umberto Peschi di ridurre a unità, nel corpo della scultura, pensiero e azione, quasi a riaffermare, nella severità delle forme, il contenuto etico della sua concezione dell'arte.
Anna Caterina Toni
Da Ricerche Contrapposte, Marche Anni Ottanta – De Luca Editore – Roma 1984
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