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Peschi e Zoren
Che Peschi e Zoren espongano spesso insieme va oltre la pura amicizia e stima reciproca; investe una situazione interiore comune, indica, nella diversità dei linguaggi formali, uno stesso atteggiamento verso il mondo, verso il proprio tempo, uno stesso modo di affrontare i problemi di fondo della loro vita di artisti e di responsabili, nella loro attività didattica, della formazione di una cultura artistica nell'ambiente difficile e insieme affascinante, per le infinite possibilità, della provincia italiana, dove ogni passo è conquista e fatica, dove ogni volta si rimette tutto in discussione, ogni volta si ricomincia daccapo. Peschi e Zoren hanno infatti una coerenza comune nel loro procedere, una chiarezza di impostazione che va oltre il linguaggio specifico, investe la loro moralità di artisti e di uomini, li avvicina in una ricerca formale diversa ma derivante da una radice comune, da un tirocinio sostenuto parallelamente.
Il discorso plastico di Peschi comincia a definirsi fin dalla sua conoscenza di Boccioni e del secondo Futurismo italiano e si va strutturando secondo un ritmo compositivo che, dall'esperienza rigorosa di una geometria neoplastica si concretizza nel serrato rigore della composizione bloccata, nelle due direzioni orizzontale e verticale, sorrette da un rapporto esatto e severo dei piani scanditi in una serialità di crescita organica. Il successivo procedere verso una libertà più naturale, l'organizzazione dei piani, dei volumi, degli spazi secondo un movimento più interno e interiore, non è che l'approfondimento logico di un discorso di coerenza. Il ritmo si fa più mosso, si modula ed ammette variazioni interne, scarti e impennate vitalistiche. Da organizzazione linguistica quella di Peschi si fa linguaggio, composizione organica, si al- larga a moduli di assunzione internazionale, scopre valenze continue e universali. Alla rigorosa geometria si sostituisce una modulazione variata. L 'intervento sulla materia, che prima era di superficie, si fa nella compagine stessa del legno: fughe di fori, tagli, muovono l'ordine originale, pur senza snaturare l'ispirazione iniziale.
Il percorso di Zoren, nella sua direzione autonoma, è della stessa linearità e chiarezza. L 'origine si rifà, anche in lui, ad istanze neoplastiche e concrete, ma si orienta, fin dalle prime prove, verso una strutturazione aperta di uno spazio-luce nel quale indicazioni direzionali e timbriche vengono offerte, di volta in volta, da scansioni lineari in direzioni scambiate, da zone cromatiche diverse, da tracce in rilievo che ritmano nell'ombra lievissima lo spazio totale monocromato, in una tensione tutta emotiva e vibrante, in un'onda dilagante di silenzio.
Oppure, in una linea di quadro-oggetto, si ha una sovrapposizione di figure geometriche esatte in una ricerca che si orienta verso quello " spazio estetico totale " che è, in certo senso, aspirazione di ogni ipotesi neoconcreta, nell'ambito della psicologia della forma.
E anche in Zoren il ritmo strutturale, libero e aperto si fa paradigmatico, si pone a modello di una posizione mentale che è quella di chi riesce a cogliere il proprio compito nel mondo in cui vive, a collocarsi, storicamente, in una dimensione che è la propria. Il che non significa fare opera di storicizzazione o di mummificazione. Significa, anzi, cogliere i limiti del proprio compito e, secondo le proprie forze. assumerne la responsabilità e il peso.
Lara Vinca Masini
Presentazione in catalogo per la mostra Peschi-Zoren, Modena, Università del tempo libero, marzo 1966
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Peschi
Il discorso plastico di Peschi si va strutturando secondo un ritmo compositivo che, dall'esperienza rigorosa di una geometria neoplastica, si concretizza nel serrato rigore della composizione bloccata, nelle due direzioni orizzontale e verticale, sorrette da un rapporto esatto e severo dei piani, scanditi in una serialità di crescita organica.
Lara Vinca Masini
Dal catalogo Grafica a Macerata, 23 dicembre 1967-6 gennaio 1968
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