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Tulli, Peschi e Mussio alla Galleria «A. Caro»
Al di fuori di ogni intricata dialettica e di ogni complessa elaborazione storico-critica, alle quali il prof. Giulio Angelucci sottopone il visitatore della mostra per l’individuazione della «posizione di tendenza» dei tre artisti, e al di sopra del titolo «Avanguardia come dissenso» con cui la mostra stessa viene presentata, teniamo a dire che raramente ci è capitato di vedere una «terna» di espositori così interessante, rappresentativa e perfettamente in linea con l’intimo significato espresso attraverso le opere.
Mussio, un grafico raffinato e pungente; Peschi, uno scultore ricercatore continuo ed equilibrato; Tulli, un pittore personalissimo in continua crescita, fanno di questa rassegna, che onora la Galleria «A. Caro» di Civitanova Marche, una fra le più importanti ed impegnate che abbiamo avuto modo di vedere in questi ultimi tempi.
Che la manifestazione di per sé sia d’avanguardia o no, non sta a noi ammetterlo; né d’altra parte, anche se volessimo, ci è possibile dissertare in questa sede; diciamo ad ogni buon conto che essa presenta opere, data l’impostazione creativa nuova ed originale che ogni artista ha dato a queste, di aperta ispirazione concettuale, tendente ad aprire varchi nella stagnante situazione culturale di oggi.
In effetti Peschi e Tulli, che occupano posizioni su un piano avanzato nel mondo dell’arte sin da prima della guerra 1940-45, come futuristi convinti e disancorati dal regime, sono rimasti sempre sulla cresta dell’onda perseguendo costantemente il loro ideale artistico basato sulla continua ricerca. Ecco anche la ragione per cui Peschi presenta in questa mostra otto variazioni su un unico tema: «obelisco paralleliforme» (simile ad un grattacielo) arricchito da un gioco sapiente di pieni e di vuoti, di chiari e di scuri . Stesso discorso, anche se l’effetto è più pieno e toccante, per la grande parete concava che costituisce un mirabile esempio di archi realizzabile medianti componibili.
Tulli persegue le sue forme pure, felici nello spazio, quasi sempre bidimensionale, e le arricchisce di nuova luce e tonalità morbidissime.
Queste ultime opere sono ancora più impegnate per quel saggio senso della misura ed equilibrio che posseggono.
La presenza di Mussio con Peschi e Tulli, giustificata dalla intenzione degli artisti di portare avanti un unico discorso innovativo, costituisce motivo valido e sostanzialmente coerente. Per Mussio diremo che, per la sua grafica sottile e carica di significato e di humor, è da considerarsi un poeta visivo.
Virgì Bonifazi
da «Il Resto del Carlino», Cronaca di Civitanova, 26 agosto 1977
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