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Ricordo di Umberto
Ho un ricordo di Umberto indelebile.
Il primo incontro nella sua soffItta laboratorio nel '56 avevo 13 anni, me lo presentò mio padre. Rimasi subito affascinato da questo artista cosi semplice così straordinario così ironico. Mi parlava continuamente del suo tempo trascorso a Roma con i grandi artisti del futurismo e sopratutto Enrico Prampolini, che lui considerava il suo Maestro, tutto questo in questo suo studio dove lavorava a cose molto semplici, pannelli intagliati per i falegnami locali, ma circondato da tutti i suoi fantastici lavori a volte non capiti, era molto più avanti della mentalità e della cultura dell'epoca. Credo di aver trascorso con lui quasi tutti i pomeriggi della mia giovinezza trascorsa a Macerata parlando d'arte, di cinema, di donne. Un giorno affacciato alla finestra della sua soffitta chiesi delle informazioni sulla natura di quella torretta con una grande lanterna un po’ malandata con i vetri rotti, che era di fronte alla finestra dove lui mi disse che era la casa del Fascio di Macerata costruita all'epoca e quella luce che secondo il regime sarebbe dovuta essere un faro che illuminasse la via giusta.
Lui aveva delle idee opposte, ma come tutti gli uomini della sua generazione era stato chiamato alle anni e spedito in guerra, Alternava continuamente il discorso arte con quello della guerra il rimpianto di avere lasciato Roma all'epoca, il suo ritorno alla normalità dopo I 'Eritrea, il dover ricominciare daccapo e abbandonare Roma fu per lui penso abbastanza dura, ma cominciò un suo discorso personale con l'arte. A questo punto è iniziato il mio rapporto personale con lui che mi adottò artisticamente, lui sapeva che io avevo un amore sviscerato per il cinema, mi parlava continuamente del neorealismo e del cinema Americano, quello che faceva sognare, io gli dicevo che volevo lavorare nel cinema ma non sapevo in che cosa, non ero interessato a diventare un attore cosa che credo tutti i ragazzi ambirebbero. Un giorno ho scoperto il significato della parola scenografia, una folgorazione. A quel punto per Umberto fu come una crociata, lui mi cominciò a spingere per questa strada, io studiavo all’Istituto Artistico e quando mi diplomai siccome ottenni degli ottimi voti (non si sa come) mi offrirono un posto da insegnante presso l'istituto stesso. A questo punto Umberto si arrabbiò moltissimo e mi disse se ero pazzo e che dovevo seguire il mio istinto e non fare il suo stesso errore. Mi trasferii a Roma. frequentai il corso di scenografia dell' Accademia delle Belle Arti così iniziai la mia carriera. Oggi sono la persona più grata a lui. Purtroppo ho parlato troppo di me, ma posso solo ripetere che Umberto Peschi è stato e rimane un grande artista Italiano e sono molto contento che oggi viene celebrato come si merita, un grande Italiano.
24 Luglio 2002
Dante Ferretti
Dal Catalogo Costantinopoli 107° - Retrospettiva omaggio a Umberto Peschi
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