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«C. 29»: È nata una galleria
Una nuova sigla nell'arte maceratese – Wladimiro Tulli e Umberto Peschi i primi espositori
« C. 29 ». Ancora una sigla nell'era delle sigle, una cifra per molti insignificante, per altri invece preziosa come pietra musiva nella grande tessera mosaicale dell' Arte. ”C29”, infatti, è il nome della nuova galleria d'Arte nata a Macerata in via del Corso al n. 29.
La nascita di una Galleria è sempre una festa. E una festa soprattutto per quanti vivono e seguono l'Arte, ma è anche una nuova gemma che arricchisce qualsiasi blasone di qualsiasi città ed inoltre è fucina del pensiero nel crogiuolo della quale, spesso, gli gredienti più impensati trovano un catalizzatore culturale capace di allargare i termini di un dialogo artistico, è infine un balcone aperto sul panorama dell’arte e della cultura con un davanzale che spazia lontano tanto da consentire, spesso, alla mente e allo sguardo di valicare i confini dii: una margina!e e talvolta infelice collocazione geografica. Auguri quindi “C 29” e benvenuta nella famiglia artistica.
Due artisti maceratesi, e non poteva non essere così, hanno fatto da padrini alla C. 29: lo scultore Umberto Peschi e il pittore Wladimiro Tulli. Hanno esposto entrambi opere riepiloganti l'ultimo decennio di attività e quindi in parte note al pubblico e al «flaneur de Galerie».
Umberto Peschi cercando lo stile del movimento, rendendo cioè sistematico e definitivo come sintesi quello che l'impressionismo ha dato come frammentario, e quindi analitico, sistematizzando le vibrazioni delle luci, delle superfici e le compenetrazioni dei piani secondo i principali (canoni) del futurismo dal quale proviene, ha creato un fondamento architettonico per la sua scultura non solo come costruzione di nuove masse ma come blocco scultoreo capace di racchiudere in sé gli elementi architettonici matematici e geometrici che compongono gli oggetti del nostro tempo.
Pur nella ricerca della purezza formale e malgrado quel suo ritmo talvolta infinito dei piani, dei vuoti e dei volumi, l'artista non dimentica la preminenza umana. Sarebbe infatti errato rimproverare a Peschi l'esclusione dell'uomo dalla sua opera, perché lo scultore, nella sua poetica, se non tratta l'esistenza formale fisica dell'uomo o il dato anatomico che lo riguarda, allarga l'orizzonte fino al «contenuto» dell'uomo in tutte le sue metamorfosi e soprattutto attraverso i nuovi campi di esperienza che mettono alla prova lo umano che dev'essere ricoperto in ogni fase di mutamento, così da giungere alla dimostrazione di una dimensione sensoria sperimentale che esige nua nuova dimensione formale intensa anche come espansione plastica.
Ed è attraverso questa premessa poetica che lo scultore Peschi riesce a toccare anche
stilisticamente una sua particolare e rigorosa musicalità architettonica figlia legittima di uno spartito artistico contemporaneo pieno di respiro e di ampia dimensione.
Per Wladimiro Tulli, ferme restando le premesse della validità artistica, il discorso avanza su binari diversi. Talvolta fumettistico, di quel fumettismo pittorico diverso però da quello che in questi giorni ha ricevuto la consacrazione ufficiale al Musèe des Arts Dècoratif in un'ala del pomposo Louvre, l'artista dialoga sul filo di un contenuto che avvalendosi di conseguita tecnica pittorica e di una tavoloiza ricca di implicazioni coloristiche timbriche e tonali, ha conosciuto nel tempo i suggerimenti della figurazione classica, quelli del secondo futurismo, l'astrazione, ed ora il recupero della forma. Dove l'artista ci appare particolarmente felice è nelle tele simboliste nelle quali Tulli, contenuto a parte, anche tecnicamente raggiunge le suggestioni dell'affresco.
La pittura di Tulli, figlia legittima di questo tempo, ha bisogno di partecipazione, di apertura, di predisposizione ricettiva, abbisogna di una semplice e umana domanda da parte del fruitore per dichiarare anch'essa i tanti perché racchiusi nella tela. E' una pittura che talvolta denuncia ma che spesso avverte e prega, è una pittura che si rivolge all’uomo universale chiedendo, attraverso l’armonia dell’arte, una più grande armonia esistenziale, sociale e soprattutto umana.
Marino Mercuri
(Da Il Resto del Carlino, 27 maggio 1967)
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